Tedjo Edizioni Inutili
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Se suonano alla porta, datti per morto. Autore Sconosciuto

(e per quanto ti riguarda, è meglio così)

Capitolo 1
Benvenuti a Schizoville

Schizoville non era segnato sulle mappe. Se non lo stavi cercando, non lo trovavi. E anche se lo cercavi, a volte ti sfuggiva comunque, come un pensiero sfocato ai margini della coscienza. Era una di quelle città dove tutto sembrava un po’ troppo… sincronizzato. Le foglie degli alberi cadevano esattamente allo stesso ritmo, le persone sorridevano tutte allo stesso momento, come se un metronomo invisibile scandisse il tempo della follia sottile che impregnava l’aria.
Ed Malone si fermò davanti alla fermata dell’autobus, guardando l’insegna scolorita che sembrava voler dire “Benvenuti” ma suonava più come un “Buona fortuna”. Nessuno arrivava mai a Schizoville di proposito. Di solito ci finivano per sbaglio, o dopo che qualcosa di grosso aveva smesso di funzionare nel loro cervello.
Dietro di lui, il suono di passi riecheggiava sull’asfalto umido, in un ritmo che sembrava imitare il battito del suo cuore. “Dove diavolo sono finito?” pensò Ed, ma le sue parole si persero nel rumore bianco della città. Qui, anche i pensieri sembravano soffocati.
La gente passava, immersa nelle proprie vite, ma con un’aria leggermente stonata. Era come se ogni abitante di Schizoville fosse solo una versione di sé stesso, venuto fuori da un sogno, o peggio, da un incubo troppo realistico. C’era un silenzio innaturale, come se la città fosse in attesa di qualcosa.
Un uomo con un cappello e occhiali da sole, che non avevano alcun senso vista la nebbia perenne, si fermò accanto a Ed. “Ti conviene andartene prima che suonino alla porta,” sussurrò, come se fosse un segreto da custodire gelosamente.
Ed non sapeva cosa rispondere. Non sapeva nemmeno se l’uomo stesse parlando con lui o con qualche versione parallela di sé stesso. Ma una cosa era certa: Schizoville non era un posto dove uno poteva semplicemente “essere”. Qui, tutto era strano, tutto era sospeso, come un sogno che non riesci a scrollarti di dosso, e l’aria era carica di un’attesa sorda, simile a un ticchettio impercettibile.
Poco distante, l’immagine che aveva visto appena arrivato, una silhouette nera contro il cielo plumbeo, sembrava ora prendere una forma più definita: una porta gigante, sospesa a mezz’aria. Nessun edificio, nessun sostegno. Solo una porta, fluttuante e immobile. “Non aprire mai se non sei morto,” ripeté nella sua mente.
Il cartello vicino alla fermata sembrava pulsare leggermente, le lettere tremolavano: “Benvenuti a Schizoville.”
E dietro di lui, di nuovo, quel suono.

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