Le pentole di Erri

Tedjo Edizioni Inutili
2 min readSep 5, 2024

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Paolo non aveva mai posseduto pentole, aveva solo un piatto verde rotto al centro e riparato con la malaccortezza che lo accomunava a un cirripede e tre posate, due cucchiai sottratti a una festa dell’Unità con la faccia di Occhetto e un coltello peruviano rubato alla presentazione di un libro di Erri De Luca di cui non si ricordava il titolo; non riusciamo a capire per quale motivo fosse presente un coltello peruviano alla presentazione di un libro di Erri De Luca ma non capiamo neanche i libri di Erri De Luca quindi su questo particolare di folklore armeno non ci soffermeremo, ma sulla pentola a pressione sì, perché di ritorno dalla presentazione Vladimiro, che indossava ancora un poncho in materiale plastico donatogli dalla psicologa del consultorio, trovò davanti alla porta di casa una scatola di cartone, la aprì, era diventato velocissimo ad aprire con i denti le scatole di cartone, e dentro trovò una pentola a pressione, nuova, intonsa, riccamente avvolta da una pellicola trasparente che rendeva ancora più lucido quello che c’era dentro. Mentre cercava di togliersi il poncho senza strangolarsi aveva anche pensato di liberarsi della pentola e tenere solo la pellicola, che gli sarebbe tornata utile per foderare l’interno del frigorifero che lasciava sempre aperto per avere più fresco in casa, ma colto da uno dei suoi rapinosi momenti di esaltazione, durante i quali pensava di essere un epistemologo omosessuale esperto di teologia della forma, decise non solo di tenerla ma anche di usare la pentola a pressione per cucinare un piatto che era in cima alla sua lista di priorità imprescindibili alimentari, il polpo con patate e pomodorini confit. Il pomodorino confit avrebbe conferito nobiltà al polpo, sottraendolo al suo ineluttabile destino di eterna gommosità, di plasticità ininterrompibile, di masticabilità complessa.

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